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Approfondimento (tratto dal libro "Qui si fa il Ponte!")



Tratto da “SCHEDA SONGAVAZZO” di Giacomo Benzoni, Adriana Covelli, AA.VV.,  “Qui si fa il Ponte!” , Comune di Songavazzo, 2004 .

Descrizione

Songavazzo è un piccolo centro dell’Alta Valle Seriana, a pochi chilometri oltre Clusone, ad un’altezza di 640 m, facilmente raggiungibile dalla strada provinciale che sale al Passo della Presolana (643 abitanti al 31 dicembre 2003).

 

Piccolo ma molto esteso (1450 ettari) e in posizione particolarmente felice: al tempo stesso riparato dal freddo che scende dalla Presolana ed esposto alle correnti d’aria calda che salgono dal Lago di Lovere e al sole che inonda

l’altopiano.

Lo caratterizzano i loggiati delle vecchie case del centro del paese con le balaustre a struttura portante verticale tutta in legno che non trovi altrove il silenzio dell’altopiano di Falecchio che sovrasta l’abitato immerso nel verde, i boschi, le distese di larici, di abeti e di faggi, gli spazi aperti dei prati, la visione di un panorama che spazia dalla Presolana all’intero altopiano di Clusone.

 

Centro d’impianto medievale documentato nel XII secolo: è del 1144 infatti una sentenza, conservata nell’archivio Vescovile di Bergamo, pronunciata dai consoli su una vertenza tra il vescovo Gregorio ed i vicini della valle di Ardesio. In cui apre fra i testimoni un Rastellus de Gavazzo, seguito da Martinus Lazaronis de Fine. L’attuale denominazione deriverebbe dalla composizione latina “Summus Gavatius”, che vuol dire “la parte superiore di Gavazzo” in contrapposizione a “Imus Gavatius”, cioè “la parte inferiore di Gavazzo”. Ancora oggi la parte sottostante il centro abitato viene chiamato Gaas. Sul significato del nome vi sono ipotesi contrastanti: bosco d’alto fusto, dosso oppure corso d’acqua.

 

Per Songavazzo passava la strada che, forse già al tempo dei Romani, veniva percorsa per il trasporto dei minerali dalla Valle di Scalve a Lovere. Si è pensato di identificare l’antico tracciato nell’asse formato dalle attuali vie Pineta, S. Bartolomeo, Combattenti, Glerola e poi giù dalla località Lumét (Luinetto) e attraverso una strada di campagna ancora esistente, verso Cerete passando per Novezio Alto.

Secondo una leggenda locale un primitivo insediamento si formò sull’altopiano di Falecchio in posizione dominamene e riparata. Solo successivamente gli abitanti si sarebbero spostati più a valle, lungo le rive del Valleggia (Inzine), la dove poi vi era o sarebbe sorta una fortificazione, in cerca di protezione formando così il centro abitato attuale.

 

Gavazzo nel Basso Medioevo apparteneva ad una più ampia comunità. Nel secolo XIV, Songavazzo, Onore e Fino formavano un comune unico, mentre sulla destra del Valleggia esisteva l’altra comunità formata da Rovetta e Clusone. Nel 1378 Gavazzo veniva assediato e incendiato assieme a Rovetta, Fino, Onore e Cerete. Gli abitanti di Gavazzo di fronte alla distruzione provocata dalle milizie ghibelline, si rifugiarono nella parte alta di Gavazzo detta appunto Summus Gavatius. Ancora oggi sull’arco del portone di ingresso di casa Savoldelli (famiglia Strìsec) è incisa la data 1403.

 

Nel 1381 “allo scopo di togliere le discordie onde erano disturbati” le tre comunità si divisero rimanendo da una parte Fino e dall’altra Onore e Songavazzo. Nella divisione si era lasciato a Fino il diritto di pascolo sul territorio del Comune di Songavazzo e Onore: tale diritto diede luogo a liti fra i due comuni che continuarono fino al secolo XIX. All’inizio del secolo XV il Comune di Onore e Songavazzo si dota di uno statuto. Nel 1404 la comunità di Songavazzo si stacca dalla chiesa matrice di Onore. Ancora nel 1675 comprendeva le due contrade di S. Lorenzo di Rovetta e Novezio di Cerete. Tale sudditanza viene più volte contestata dalla società dei Capi 90 con sede a Rovetta presieduta dalla famiglia Fantoni. Nel 1794 anche Songavazzo e Onore si dividono formando due nuove amministrazioni comunali.

 

Legato ai rapporti tra Songavazzo e S. Lorenzo è anche il Santuario dell’Addolorata sorto nel secolo XVII sulla sponda sinistra del torrente Valleggia, lungo l’antica strada di collegamento con Clusone, forse a servizio anche degli abitanti della vicina contrada di S. Lorenzo. In origine di forma quadrata, col portico che scavalcava la strada; non aveva né volta, né campanile. La tradizione popolare vuole che il santuario sia stato costruito dagli abitanti di Songavazzo quale ringraziamento alla Madonna per averli preservati dalla peste del Seicento.

 

La chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, costruita in posizione dominante rispetto al centro abitato, è stata completamente ristrutturata fra il 1787 e il 1791. All’interno si conservano altari fantoniani fra cui spiccano, l’altare maggiore gli angeli e le medaglie di Andrea Fantoni del 1731, all’altare del Rosario le statue di S. Domenico e S. Caterina ed una statua in legno della Madonna del Carmine sempre del Fantoni. Vi sono dipinti di Domenico e Marziale Carpinoni, del pittore locale Enrico Benzoni e la statua di S. Giuseppe attribuita all’insigne scultore di Songavazzo, G. Maria Benzoni. Da segnalare fra i paramenti e i reliquari una preziosa “pace” d’argento del sec. XVI-XVII. L’organo è un Serassi mentre il settecentesco campanile è tutto in ceppo con originali elementi in serizzo rosso.

 

Sono originari di Songavazzo gli scultori Giovan Maria Benzoni ed Ermenegildo Covelli.

Giovan Maria Benzoni (1809 -1873) studia presso la scuola di disegno nella vicina Lovere, fondata dal Conte Tadini di Crema. Viene presto mandato dallo stesso Tadini a Roma dove, a soli 23 anni, apre un proprio studio. Oltre 700 opere (di cui 202 produzioni originali) costituiscono il frutto di un’attività intensa e proficua. Le tappe fondamentali sono rappresentate da Amore e Psiche (1846), S. Pio V (1850), Eva (1854), il Conte Tadini (1858), Il gruppo dei Pompeiani (1866), Rebecca velata (1867), l’Addolorata (1871). Gran parte delle opere gli furono commissionate dall’estero, per cui oggi si trovano nei musei di tutto il mondo: in Russia, Inghilterra, America, Irlanda, Austria Germania. A Bergamo si possono ammirare il monumento alla Pace, i medaglioni tasseschi di palazzo Medolago, un busto del Tasso ed un proprio busto donato al Comune. A Songavazzo è conservata la statua dell’Addolorata nella cappella mortuaria di famiglia all’ingresso del cimitero.

Ermenegildo Covelli (1902 - 1976), avviato all’arte dal pittore Arturo Tosi, ha lasciato una serie di sculture moderne raffiguranti motivi astratti che i figli, dopo la sua morte, hanno donato al Comune di Songavazzo e che si trovano attualmente dislocate in vari punti del paese.

 

 

ASPETTI ISTITUZIONALI.

Unito dalle origini con il vicino Onore a formare un solo comune detto “Onore e Songavazzo”, tale risulta ancora alla fine del Cinquecento (Da Lezze una terra divisa in due terre). La sede del comune era in Onore, mentre Songavazzo formava una vicinia. Fin dalla metà del Duecento è documentata l’esistenza di un’organizzazione strutturata con consoli ed un consiglio amministrativo regolato sulla base di uno statuto della cui esistenza si ha notizia in fonti dell’archivio della Curia Vescovile di Bergamo resi noti recentemente da Giovanni Silini.  Nello statuto Songavazzo risulta essere, come già detto, una vicinia del comune e come tale ha diritto a far parte, in misura proporzionale, degli organi di rappresentanza e governo del comune ed a godere dei beni e delle rendite comunali. Nel 1616 Songavazzo viene fiscalmente diviso da Onore a cui era però unito per tutte le altre materie. La comunità, organizzata in vicinia con propri sindici, può eleggere un proprio console. Accanto alla vicinia vi è la Misericordia, l’unica organizzazione autonoma di Songavazzo preesistente al comune. Nel Settecento appare alternativamente sia unito che distinto da Onore.

Con una deliberazione del consiglio particolare di Songavazzo del 14 marzo1790, viene stabilito di dare avvio alla separazione legale dal comune di Onore. La determinazione genera una lite fra le due comunità soprattutto in merito alla definizione dei confini territoriali. Nel 1794 a conclusione della causa insorta fra le due comunità viene raggiunto un accordo e si provvede alla loro separazione. Il nuovo comune possiede una circoscrizione corrispondente a quella attuale. Con decreto 31 marzo 1809 Fino, Onore e Cerete Alto e Basso sono aggregati in un solo comune con Songavazzo. L’aggregazione dura dal 1810 al 1816. A testimonianza di tale aggregazione nel verbale del consiglio comunale del 1815, il più antico fra quelli che si sono conservati in archivio, risultano presenti i consiglieri delle frazioni di Fino del Monte, Onore e Cerete ed inoltre gli atti di matrimonio di queste comunità, dal 1811 al 1814, sono riportati nei registri di matrimonio di Songavazzo,oggi dispersi. Con l’Unità d’Italia entra a far parte della Provincia di Bergamo.




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